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Canapa: manca ancora l’anello di congiunzione tra coltivazione e industria

Canapa industriale: tradizione o rivoluzione? In conversazione con Assocanapa – nata nel 1998 in provincia di Torino, è stata la prima a cercare di ricostruire la coltivazione della pianta in Italia

Lampoon intervista Assocanapa

La storia della coltivazione della canapa industriale in Italia ha una tradizione centenaria. Per molti decenni, però, è stata abbandonata. Con l’avvento dei materiali di derivazione chimica, gli agricoltori all’inizio del Novecento hanno progressivamente lasciato questa coltivazione. La filiera si è interrotta, ma c’è chi ci sta riprovando. A Carmagnola, provincia di Torino, una delle zone dove, nel secolo scorso, la tradizione era più forte, nel 1998 nasce Assocanapa Group. È stata la prima associazione in Italia che ha iniziato a parlare di canapa industriale. 

Obiettivo: ricostruirne la filiera. Nei suoi quasi 25 anni di storia ha portato avanti progetti incontrandosi e confrontandosi con ministeri, legislatore e organi di ricerca scientifica. Dopo il boom della cosiddetta “cannabis light” nel 2017, il settore della coltivazione della canapa ha subito una nuova rivoluzione nel post Covid. La ricerca di materie prime alternative ha avuto un netto incremento. A che punto siamo con lo sviluppo industriale della canapa?

Assocanapa: storia e attività del gruppo 

Nata come associazione nel 1998, nel 2002 Assocanapa si costituisce come Srl. A raccontare la storia di quello che è oggi l’Assocanapa Group è Federica Varavalle, tra le fondatrici e oggi legale rappresentante della Srl. Nel 2018 si aggiunge il terzo soggetto, la Procait (Produttori canapa italiana), cooperativa che raccoglie un gruppo di aziende agricole piemontesi che lavorano nella filiera. La Srl si è costituita come ditta sementiera specializzata in attività di moltiplicazione e commercializzazione di alcune varietà di canapa. Si tratta della “Carmagnola” e della “Carmagnola selezionata”, che erano state conservate dagli agricoltori piemontesi. «Era il 1998. Felice Giraudo, fondatore e ancora oggi presidente onorario dell’associazione, ha portato queste varietà al Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) per riscriverle nei cataloghi nazionale ed europeo. Voleva fare in modo che potessero diventare canapa industriale e quindi coltivabile». 

Insieme all’attività sementiera è stata sviluppata anche la linea di prodotti alimentari. «Nel tempo però ci siamo resi conto che non bastava. Per la trasformazione delle paglie, però, c’erano ancora grandi problemi. Uno su tutti: la mancanza di impianti. E poi bisognava pensare agli sviluppi, a come e cosa produrre», racconta Varavalle. «Per questo abbiamo iniziato a lavorare con il Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche). Siamo arrivati, 10 anni fa, al brevetto di una prima macchina di trasformazione delle paglie di canapa. Questo macchinario lavora le paglie separando la fibra dal canapulo. In prospettiva già allora pensavamo che solo con macchinari di questo tipo si sarebbe potuto dare avvio in Italia a delle filiere». 

Cannabis light e canapa industriale

Negli ultimi anni c’è stato un indubbio cambiamento nell’approccio alla coltivazione della canapa. «Nel 2017 c’è stato il boom della cannabis light. Ha stravolto il mondo della coltivazione. In parte in positivo, ma molto anche in negativo. Il legislatore non è stato in grado di stare al passo con il crescente interesse mediatico e questo mercato esplosivo non è stato regolamentato. Ciò ha creato zone d’ombra e problemi anche a chi fa attività di tipo industriale», spiega Varavalle. Più recente l’esplosione del mercato dei semilavorati, del canapulo in particolare, della parte legnosa e dello stelo. 

«Con la pandemia da Covid-19 sono venute a mancare molte materie prime. La canapa, che prima era solo per pochi interessati o comunque sempre guardata con diffidenza, oggi è nel mirino delle industrie e delle aziende come un prodotto alternativo». La canapa è un ottimo sostitutivo di materie prime che vengono dalla chimica e dall’estrazione del petrolio. Utilizzabile dalla bioedilizia al mondo degli imballaggi, si sposa perfettamente al tema della sostenibilità. «È un’agricoltura green perché non ha bisogno dell’utilizzo di pesticidi e richiede pochissima acqua, ha proprietà fitodepurative e bassissime emissioni in termini di Co2. Di conseguenza è nel mirino per la transizione ecologica».

Canapa: i punti deboli della filiera in Italia 

Se in Italia non si ha difficoltà a trovare agricoltori che vogliono coltivare, il problema è la fase successiva: cosa fare dei prodotti. «La legge 242 del 2016 è una legge fortemente voluta da noi, dà finalmente a questa coltivazione la giusta importanza e fornisce tutele agli agricoltori. Però non ci si è preoccupati dell’anello successivo. Non basta fare un’attività di promozione, dire quanto fa bene l’ambiente e quanto è utile la canapa. Bisogna anche poi dire cosa ne facciamo», dice Varavalle. Per molti anni la coltivazione della canapa è stata abbandonata in Italia. Tutte le filiere esistenti sono andate perdute. «Adesso devono essere ricostruite. È importante sviluppare un sistema dove i coltivatori sappiano già chi può comprare il loro prodotto per passare alla fase di industrializzazione». 

Canapa industriale: progetti in Italia

Varavalle spiega che c’è un forte aumento di interesse verso la creazione di prodotti o di servizi utili per il settore della canapa. «Istituti di ricerca e università, insieme a enti come il Cnr e il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), stanno lavorando in tutti i settori: da quello alimentare a quello industriale, delle plastiche, della robotica». In Italia ci sono tanti progetti in fase di sviluppo, in Puglia, in Toscana, nel Lazio. «Sono iniziative meritevoli ma spesso sono ancora lontane dalla partenza. Quello che frena queste attività è sempre la mancanza di impianti di prima trasformazione», racconta. Tra i progetti più interessanti, Varavalle segnala quello dei fratelli Vitiello in Toscana, a Migliarino Pisano (PI). «Hanno costruito un impianto industriale di grosse dimensioni per un progetto finalizzato al tessile, un tipo di lavorazione che richiede una coltivazione molto specifica. 

Se riuscisse a partire nel modo giusto potrebbe portare la necessità di un migliaio di ettari all’anno solo per loro». L’obiettivo non è solo ricreare la filiera ma anche diversificare i prodotti per l’industrializzazione. «Si deve riuscire a costruire un modello nel quale si mettano insieme anche aziende che hanno competenze diverse, così che all’agricoltore possano essere ritirati almeno due prodotti. Ci potrebbe essere un soggetto che ritira il seme per uso alimentare o per la semina. Poi un altro interessato al canapulo per realizzare prodotti per l’edilizia come calce o pannelli. Un terzo alla biomassa per l’estrazione del Cbd». Solo con la creazione e la diversificazione della filiera l’agricoltore sarebbe non solo più tutelato, ma anche invogliato a questo tipo di coltivazione, spiega Varavalle.

Canapa: impieghi industriali

Quando si parla degli impieghi della canapa si pensa spesso al tessile. «Credo sia un retaggio della nostra tradizione. Una volta la coltivazione era finalizzata alla fabbricazione del filato per arrivare ai tessuti, alle corde oppure alla carta», racconta Varalle. Ma grazie al progresso tecnologico si è scoperto che vari materiali possono essere ricavati dalla canapa e possono essere adatti a tantissimi altri usi. «Si aprono incredibili prospettive industriali: pensiamo ai materiali da imballaggio, che si ricollegano al settore cartario. Oppure al comparto alimentare: il nostro Paese non aveva una tradizione in tal senso, mentre oggi si riconosce il valore della canapa come alimento. Si può introdurre sotto forma di olio, di farina per fare biscotti, pasta senza glutine. Poi c’è la fibra che, al di là dei tessuti, può essere usata nei pannelli per l’edilizia, oppure può trovare applicazione come rafforzante nelle bioplastiche». 

Assocanapa nota che tutto il mondo si sta muovendo verso la scoperta di nuovi prodotti. «C’è una fame di sperimentazione per arrivare il prima possibile a sostituire determinate materie. La canapa per questo è perfetta. È in linea con quelli che sono gli orientamenti e con le richieste del mondo economico e politico per il futuro prossimo».

Assocanapa

Il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) è un ente nazionale di ricerca dedicato alle filiere agroalimentari. Attraverso grandi progetti di ricerca intende rinnovare il modo di fare agricoltura aumentando la competitività, l’efficienza produttiva e la sostenibilità del sistema agricolo.

Giorgia Fenaroli

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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